Kjerag non è quello che sembra.
La tiri fuori dalla scatola e pensi di avere tra le mani la prossima scarpa con cui ti infortunerai, tanto è leggera e destrutturata rispetto a tante altre scarpe della sua categoria performance-oriented. Nel calzare il tallone senza conchiglia di supporto, e il mesopiede fasciato dal leggero avvolgimento del Matrix, Kjerag stupisce subito con un fit avvolgente e sostenuto nella parte centrale del piede, con una piacevole pressione della schiuma sotto l’arcata plantare che aumenta la fiducia verso la protezione generale della scarpa. Ciliegina della calzata premium è lo spazio anteriore, che lascia le dita libere di estendersi e i piedi di seguire la precisa geometria del rocker che si fa sentire dal mesopiede in avanti. A mantenere tutto in posizione una linguetta in tessuto morbido che ricorda l’ Alcantara e dei lacci piuttosto semplici; assente il canonico ultimo occhiello in alto ma non se ne sente la mancanza, l’allacciatura crea un feeling davvero preciso.
Kjerag non è quello che sembra.
Così, nei primi passi, la sensazione dominante è quella di un prodotto che guida il passo a partire da una sorta di dondolo posizionato sotto l’arcata plantare in avanti fino alle dita, ma al contrario di tanti altri prodotti Hoka-inspired con tecnologia simile (galeotti furono i francesi ad introdurre rocker così strutturati), nella Kjerag la ‘rotazione’ va a terminare prima delle dita, con un brusco ritorno ad un feeling più snello e naturale.

Una rullata ‘artificiosa’ che si interrompe quindi prima dello stacco da terra, con una geometria che torna piuttosto piatta, onesta e sensibile sotto le dita, togliendo quell’effetto di spinta netta che magari gli amanti della categoria oversize ormai apprezzano.
Questo mix di sensazioni, prima guidate e poi interrotte ricorda una scarpa costruita un po’ a metà tra tecnologia e tradizione: dal tallone al mesopiede sembra di correre con un prodotto di nuova generazione, decentemente morbido e fluido, mentre all’avampiede ritorna una scarpa tendente ad una sensazione secca e precisa, come ce la saremmo aspettata da una produzione Kiliana.
Il comparto ammortizzante è incredibilmente morbido nonostante lo stack contenuto, e su terreni misti rimane vivace e comodo allo stesso tempo: una schiuma veramente di qualità che in assenza di soletta si adatta bene ad ogni movimento del piede assicurando grande precisione, tenuta nei cambi di direzione e comodità superiore a tanti altri prodotti nella stessa fascia di peso/tecnologia (Scarpa Spin 2.0, Salomon Pulsar, Hoka Zinal). L’unione di schiuma innovativa, drop contenuto e stacco da terra moderato aiuta una rullata tutto sommato soddisfacente, peccato per quel tocco finale sotto le dita che improvvisamente ‘smorza’ la rotazione e toglie un po’ di magia, lasciando la sensazione di un prodotto secco in fase di spinta.

Onesta in salita, dove permette di posizionarsi appieno sugli avampiedi grazie alla forma generosa del toe-box, divertente sul corribile, e in discesa ricorda scarpe più precise di altri brand.
Il differenziale è un po’ strano e si fonde con la rullata ‘anomala’ della Kjerag, richiede un po’ di abitudine per prenderci piede e tende a richiamare una corsa un po’ più arretrata rispetto ad altre scarpe a basso drop che stimolano appoggi più avanzati: qui a correre solo sugli avampiedi arriva poco vantaggio visto che ‘l’innesco’ della rullata parte a cavallo del mesopiede.
Kjerag nonostante l’aura da prodotto Elitario rappresenta in realtà un’opzione appetibile per tanti
In discesa affidabile finché si riesce a correre leggeri ed elastici; il tassello da 3mm in Vibram Litebase non brilla particolarmente ma è robusto e si adatta bene, unito alla tomaia in Matrix crea una sensazione di tenuta stabile del piede. L’assenza di soletta rappresenta più un plus che un malus: rende più sicura la transizione a terra anche a ritmi più sostenuti: scelta apprezzatissima. Probabilmente con un’intersuola in materiale più secco il ‘trucco’ non sarebbe riuscito, ma questa zeppa a doppia densità nell’ inedita schiuma EExpure funziona alla grande.

Questo concetto minimal si sposa benesui terreni molto corribili dove il pattern di movimento è continuativo, anche grazie alla suola Vibram Litebase tutta d’un pezzo che dona una certa reattività mentre a sensazione l’assenza di maggiore protezione anteriore appare limitante sul terreno tecnico.
Kjerag nonostante l’aura da prodotto Elitario (qualcuno direbbe ‘Kìliano’) rappresenta in realtà un’opzione appetibile per tanti appassionati di scarpe dal medio profilo a caccia di una compagna di corse dinamiche anche su distanze estese: la schiuma lascia piacevoli sensazioni di gambe riposate anche dopo diverse ore, NNormal avrà trovato la formula magica? Di sicuro non tutti riusciranno a portarla su distanze a tripla cifra, ma può rappresentare un’alternativa da allenamento e gara sulla media distanza per tanti.
Ricordiamoci che rispetto a qualche scarpa High-tech di ultima uscita (Hoka Tecton X, The North Face Vectiv, Speedland SLPDX, Saucony Endorphin Edge […] ), Kjerag rimane un prodotto adattabile a tante situazioni diverse, proprio grazie all’assenza della piastra in carbonio che, anche se sdoganata sui sentieri, toglie tanta affidabilità sui terreni più ostici e feeling col playground.
Il piacere di correre leggeri, con un buon supporto, su una scarpa semplice e versatile: questa è Kjerag.