Kjerag

Scheda tecnica

Taglia testata:
42 2/3 EU
Terreno del test:
Sentieri single-track collinari / misti . Sentieri di media montagna: 800-1500m slm con terreno mediamente tecnico.
Terreno ideale:
Sentieri di media complessità, terreni corribili.
Peso dichiarato:
200 gr
Peso rilevato:
220 gr
Drop:
6 mm
Stack:
23.5 - 17.5 mm
Ammortizzazione:
Bilanciata, tendente al reattivo
Calzata:
Stabile e aderente sul collo del piede, con particolare aderenza sotto all’arco plantare, dotato di supporto con una particolare geometria dell’intersuola. Spaziosa e comoda sull’avampiede, con forma quasi curva della scarpa verso l'interno, consente massima estensione delle dita, specie in salita.
Rullata:
Neutra con accentuato appoggio sul mesopiede lungo il rocker posto sotto l'arco plantare, per una transizione fluida tacco-punta al bisogno. Famice -sezione mediale della scarpa sotto all’arco plantare- un po’ stretto, che invita ad una corsa dinamica e non consente tempi di contatto estesi.
Consigli di utilizzo:
Endurance Pace su sentiero, Tempo Pace su sentiero
Utilizzatore consigliato:
Ogni atleta con una buona cadenza sulla media distanza; atleti leggeri ed efficienti sulla lunga distanza
Materiali:

Tomaia: Matrix Jacquard – traspirante e resistente tessuta da filati di Kevlar rivestiti singolarmente in poliammide
Intersuola: EExpure, schiuma supercritica ad alta resilienza, stabilità e reattività
Suola: Vibram Megagrip Litebase con tasselli da 3.5mm
Sottopiede: assente, a dividere piede e intersuola c’è solo una sottile membrana di transizione.

Taglie:
Numerata continuativa unisex: 37 1/2 - 47 EU
Taglia consigliata:
Consigliamo di provare una mezza taglia in meno
Prezzo:
180 Euro su nnormal.com

Kjerag non è quello che sembra.

La tiri fuori dalla scatola e pensi di avere tra le mani la prossima scarpa con cui ti infortunerai, tanto è leggera e destrutturata rispetto a tante altre scarpe della sua categoria performance-oriented. Nel calzare il tallone senza conchiglia di supporto, e il mesopiede fasciato dal leggero avvolgimento del Matrix, Kjerag stupisce subito con un fit avvolgente e sostenuto nella parte centrale del piede, con una piacevole pressione della schiuma sotto l’arcata plantare che aumenta la fiducia verso la protezione generale della scarpa. Ciliegina della calzata premium è lo spazio anteriore, che lascia le dita libere di estendersi e i piedi di seguire la precisa geometria del rocker che si fa sentire dal mesopiede in avanti. A mantenere tutto in posizione una linguetta in tessuto morbido che ricorda l’ Alcantara e dei lacci piuttosto semplici; assente il canonico ultimo occhiello in alto ma non se ne sente la mancanza, l’allacciatura crea un feeling davvero preciso.

Kjerag non è quello che sembra.

Così, nei primi passi, la sensazione dominante è quella di un prodotto che guida il passo a partire da una sorta di dondolo posizionato sotto l’arcata plantare in avanti fino alle dita, ma al contrario di tanti altri prodotti Hoka-inspired con tecnologia simile (galeotti furono i francesi ad introdurre rocker così strutturati), nella Kjerag la ‘rotazione’ va a terminare prima delle dita, con un brusco ritorno ad un feeling più snello e naturale.

Una rullata ‘artificiosa’ che si interrompe quindi prima dello stacco da terra, con una geometria che torna piuttosto piatta, onesta e sensibile sotto le dita, togliendo quell’effetto di spinta netta che magari gli amanti della categoria oversize ormai apprezzano.

Questo mix di sensazioni, prima guidate e poi interrotte ricorda una scarpa costruita un po’ a metà tra tecnologia e tradizione: dal tallone al mesopiede sembra di correre con un prodotto di nuova generazione, decentemente morbido e fluido, mentre all’avampiede ritorna una scarpa tendente ad una sensazione secca e precisa, come ce la saremmo aspettata da una produzione Kiliana.

Il comparto ammortizzante è incredibilmente morbido nonostante lo stack contenuto, e su terreni misti rimane vivace e comodo allo stesso tempo: una schiuma veramente di qualità che in assenza di soletta si adatta bene ad ogni movimento del piede assicurando grande precisione, tenuta nei cambi di direzione e comodità superiore a tanti altri prodotti nella stessa fascia di peso/tecnologia (Scarpa Spin 2.0, Salomon Pulsar, Hoka Zinal). L’unione di schiuma innovativa, drop contenuto e stacco da terra moderato aiuta una rullata tutto sommato soddisfacente, peccato per quel tocco finale sotto le dita che improvvisamente ‘smorza’ la rotazione e toglie un po’ di magia, lasciando la sensazione di un prodotto secco in fase di spinta.

Onesta in salita, dove permette di posizionarsi appieno sugli avampiedi grazie alla forma generosa del toe-box, divertente sul corribile, e in discesa ricorda scarpe più precise di altri brand.

Il differenziale è un po’ strano e si fonde con la rullata ‘anomala’ della Kjerag, richiede un po’ di abitudine per prenderci piede e tende a richiamare una corsa un po’ più arretrata rispetto ad altre scarpe a basso drop che stimolano appoggi più avanzati: qui a correre solo sugli avampiedi arriva poco vantaggio visto che ‘l’innesco’ della rullata parte a cavallo del mesopiede.

Kjerag nonostante l’aura da prodotto Elitario rappresenta in realtà un’opzione appetibile per tanti

In discesa affidabile finché si riesce a correre leggeri ed elastici; il tassello da 3mm in Vibram Litebase non brilla particolarmente ma è robusto e si adatta bene, unito alla tomaia in Matrix crea una sensazione di tenuta stabile del piede. L’assenza di soletta rappresenta più un plus che un malus: rende più sicura la transizione a terra anche a ritmi più sostenuti: scelta apprezzatissima. Probabilmente con un’intersuola in materiale più secco il ‘trucco’ non sarebbe riuscito, ma questa zeppa a doppia densità nell’ inedita schiuma EExpure funziona alla grande.

Questo concetto minimal si sposa benesui terreni molto corribili dove il pattern di movimento è continuativo, anche grazie alla suola Vibram Litebase tutta d’un pezzo che dona una certa reattività mentre a sensazione l’assenza di maggiore protezione anteriore appare limitante sul terreno tecnico.

Kjerag nonostante l’aura da prodotto Elitario (qualcuno direbbe ‘Kìliano’) rappresenta in realtà un’opzione appetibile per tanti appassionati di scarpe dal medio profilo a caccia di una compagna di corse dinamiche anche su distanze estese: la schiuma lascia piacevoli sensazioni di gambe riposate anche dopo diverse ore, NNormal avrà trovato la formula magica? Di sicuro non tutti riusciranno a portarla su distanze a tripla cifra, ma può rappresentare un’alternativa da allenamento e gara sulla media distanza per tanti.

Ricordiamoci che rispetto a qualche scarpa High-tech di ultima uscita (Hoka Tecton X, The North Face Vectiv, Speedland SLPDX, Saucony Endorphin Edge […] ), Kjerag rimane un prodotto adattabile a tante situazioni diverse, proprio grazie all’assenza della piastra in carbonio che, anche se sdoganata sui sentieri, toglie tanta affidabilità sui terreni più ostici e feeling col playground.

Il piacere di correre leggeri, con un buon supporto, su una scarpa semplice e versatile: questa è Kjerag.

Tommaso Bassa
Eternamente ‘El Bocia’, alla soglia dei 30 dopo Expo, ISPO e formazioni varie ha mantenuto la cattiva abitudine di apprezzare l’analisi di una scarpa da corsa ad una degustazione di birre.
Gear Geek e Coach per Destination Unknown.

Glossario

Dato che nelle nostre recensioni non vogliamo dare per scontato nulla, ecco un glossario di parole che potresti incontrare nel corso della lettura. Diamo qualche parola-chiave anche in inglese perché ogni tanto ci scappa, sorry not sorry.

C’è qualcosa che abbiamo mancato? Scrivici!

Avampiede/forefoot

Sezione frontale del plantare della scarpa che spazia dall’alloggiamento delle dita (toe box) fino ai metatarsi. Figurativamente si fonde con il ‘mesopiede’ all’altezza dell’arco plantare.

Differenziale/Drop

Differenza di altezza tra lo stacco posteriore e quello anteriore della zeppa, che disegna un’inclinazione più o meno marcata. Se una volta si distinguevano drop bassi e alti con una discriminazione rispetto alla protezione della scarpa (minore o maggiore rispettivamente), con le nuove tecnologie e materiali ora non c’è più una distinzione così netta: un drop basso mimerà maggiormente la naturale meccanica del piede nudo in corso, uno più alto isolerà di più la caviglia, togliendo range di movimento ma allo stesso tempo offrendo maggiore supporto sotto il tallone.

Conchiglia/heel counter

Pezzo di plastica o struttura filata rigida e fornisce supporto laterale. Esistono conchiglie interne (Brooks) e esterne (alcune Asics).

Famice

Sezione mediale della scarpa sotto all’arco plantare

Intersuola

Sezione intermedia della scarpa posizionata tra plantare e battistrada, svolge la funzione di fornire protezione, ammortizzamento e risposta ai movimenti del piede. La sua densità varia in base ai materiali utilizzati, solitamente schiume che devono combinare morbidezza ed elasticità sulla base di quello che si vuole ottenere dalla scarpa (rispettivamente: effetto ammortizzato o reattivo).

Negli anni i principali polimeri di materiale utilizzato maggiormente per creare le zeppe si sono evoluti e ci capita di citarli da bravi geekoni:

EVA (etilene-vinil-acetato): schiuma standard generalmente scelta per scarpe da allenamento dove conta la durata e la protezione, con un mantenimento della reattività attorno al 60-75%. Esistono sotto-categorie di EVA con caratteristiche di maggiore elasticità e compressione e vengono dette supercritical EVA.

PU (Poliuretano Espanso): materiale morbidissimo dalla grandissima resistenza nel tempo, capace di mantenere le proprie caratteristiche di morbidezza anche dopo parecchia usura. Si stima che mantenga fino all’80% della reattività in corsa, ma pesa di più.

TPE (Elastomero TermoPlastico): materiale che come il Poliuretano regge enormi capacità di compressione (morbidezza) pur rimanendo leggero. Paga lo scotto con una minore usura.

PEBA (Amide a blocco di Polietere): elastomero premium leggerissimo e dalle grandissime capacità di reattività e compressione, ma dalla scarsa usura. Viene scelto per prodotti competitivi e spinti dove conta la resa della scarpa a scapito della protezione, della stabilità e della durata. Resa stimata del 90% della reattività. Molto diffuso sulle scarpe da strada ma sta gradualmente entrando anche nel trail, generalmente incapsulato all’interno di una membrana più compatta che fa da carrier e lo protegge dall’usura o dalla foratura sui sentieri.

p.s.: lo sappiamo, ci sono centinaia di iterazioni di questi materiali, e le variazioni sul tema continueranno a crescere. Questi sono solo esempi dei più comuni.

LINGUETTA/Tongue

La linguetta protegge il collo dei piede dalla pressione dei lacci e generalmente è connessa alla tomaia man mano che si scende verso le dita dei piedi.
Esistono linguette connesse direttamente alla tomaia lungo i bordi mediante elastici e fasce, queste assicurano meglio il piede ma magari i colli alti le sopportano meno.
Esistono linguette “a burrito” connesse solo su un lato della scarpa e sono più facili da indossare pur mantenendo una buona sicurezza e stabilità.

Mesopiede

Sezione centrale della scarpa che accoglie l’arco plantare del piede e divide i metatarsi dal tallone.

Poliuretano Termoplastico TPU

Materiale plastico plasmato per fornire protezione su tomaia, innesti stabilizzatori e simili.

Post mediale

Inserto di schiuma rigida (generalmente EVA) posizionato sotto l’arco plantare e alloggiato all’interno dell’ intersuola. Questo cambia la distribuzione della pressione del piede durante l’impatto a terra, riducendo lo stress della caviglia durante la fase di pronazione.

Reattività

Quantità di rimbalzo o spinta che esce dalla scarpa dopo che il piede impatta a terra. Viene mediata/limitata/incrementata dal peso dell’atleta, dalla falcata, dall’angolo di appoggio a terra e sì, dalla scarpa.

Ritmo endurance/ENDURANCE PACE

Ritmo continuativo che richiede una concentrazione misurata, pensato per coprire lunghe distanze modulando l’intensità in base al terreno e alla pendenza, ma senza significativi aumenti di velocità. Intensità 6/10.

Ritmo tempo run/TEMPO PACE

Ritmo intenso che richiede concentrazione, non massimale in termini di sforzo ma allo stesso tempo molto impattante sulla respirazione in quanto vicino alla propria velocità di Soglia Anaerobica. Ritmo assimilabile ad una mezza maratona, quindi sostenibile per lunghi intervalli. Intensità 8/10

Rocker

Geometria della scarpa, che comprende fusione di suola e intersuola con una tipica forma ‘curva’ in grado di accentuare la fluidità della transizione tacco-punta durante la rullata.

Rockplate

Inserti protettivi generalmente fatti in TPU o altri elastomeri plastici e posizionati tra la suola e l’intersuola per aiutare a proteggere da detriti appuntiti.

Rullata

Movimento che la scarpa segue durante la transizione a terra in corsa. Fortemente condizionata da Drop e geometria.

Stabilità

Caratteristica del prodotto che offre maggiore appoggio e tenuta al suolo grazie all’insieme di geometria, impronta della scarpa e tecnologie pensate per fornire supporto al piede che tende a cedere troppo all’interno/esterno durante l’appoggio. Vedi Post Mediale per un esempio.

Strato di copertura/overlay

Strato o strati di tessuto e/o TPU che rinforzano la tomaia.

Suola/outsole

Parte inferiore della scarpa. Generalmente costruita con gomma solida (caucciù) più durevole e rigida o soffiata ad aria (più flessibile e “morbida“), oppure un mix.

Toe-box

Zona di apertura delle dita, più o meno larga o stretta a seconda della tipologia di scarpa (natural, stabile, racing ecc ecc).

Tomaia

Parte superiore della scarpa. Generalmente costituita da un mesh ingegnerizzato (creato per resistere a forza e flessibilità diverse) oppure in un knit (tessuto filato a macchina) che fornisce una chiusura molto fedele al piede con una sensazione vicina a quella di un calzino.